Comprendere come l’esposizione cumulativa alla pressione arteriosa influenzi il rischio di fibrillazione atriale è cruciale per orientare strategie preventive mirate nelle diverse fasce d’età. Un’analisi condotta su 77.180 soggetti, senza fibrillazione atriale al basale e con dati pressori completi dal 2006 al 2010, ha valutato l’impatto della pressione arteriosa media ponderata nel tempo. I partecipanti sono stati seguiti per una mediana di 12 anni: in questo periodo, 746 soggetti (0.97%) hanno sviluppato fibrillazione atriale, di cui 313 adulti giovani o di mezza età (<60 anni) e 433 adulti anziani (≥60 anni). Il rischio di fibrillazione atriale è aumentato progressivamente con valori pressori più elevati, in particolare nei più giovani. Rispetto al quartile più basso di pressione sistolica media ponderata (<117.35 mmHg), il quartile più alto (≥139.67 mmHg) ha mostrato un hazard ratio (HR) di 2.67 (95% intervallo di confidenza [CI], 1.87–3.81) nei giovani adulti, contro 1.48 (95% CI, 1.04–2.11) negli anziani. Un incremento della pressione diastolica media ponderata (≥89.50 mmHg) è risultato associato a un rischio maggiore nei più giovani (HR, 1.68; 95% CI, 1.19–2.38), ma non negli anziani (HR, 1.27; 95% CI, 0.95–1.68). L’esposizione persistente a ipertensione ha determinato un aumento del rischio in entrambe le fasce di età, ma l’impatto più marcato nei giovani adulti sottolinea l’importanza di strategie di gestione della pressione arteriosa specifiche per l’età, con l’obiettivo di prevenire la fibrillazione atriale fin dalle prime decadi della vita adulta.